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1964: Paolo VI visita la Terra Santa e lascia due segni concreti

di Renato Burigana

Era il 4 gennaio del 1964 quando papa Paolo VI arrivò a Gerusalemme, entrando dalla porta di Damasco per recarsi al Santo Sepolcro. Quello di Paolo VI fu un viaggio storico e indimenticabile per la Terra Santa: era infatti la prima volta che un successore di Pietro faceva ritorno nei luoghi dove era nato e vissuto Gesù, dove era nata la Chiesa, dove «tutti siamo nati», come recita il salmo. Erano gli anni del Concilio Vaticano II, e papa Paolo VI volle fortemente quel viaggio. L’accoglienza a Gerusalemme fu inimmaginabile. Papa Paolo VI per percorrere a piedi i pochi metri che separano la porta di Damasco dal Santo Sepolcro impiegò un’ora e mezza, tanta era la folla che si era raccolta nei vicoli della città vecchia per salutarlo, per rendergli omaggio, per vedere da vicino il successore di Pietro, il papa del Concilio. Dobbiamo immaginare che nel 1964 i mezzi della comunicazione non erano quelli di oggi, niente internet, niente Tv in diretta, ma solo foto e i racconti dei giornalisti sulla carta stampata. 

A Betlemme, Paolo VI arrivò la mattina dell’Epifania, alle 7.50 celebrò nella grotta della Natività, all’altare dei Magi. E a Betlemme volle che dopo la sua visita rimanessero non solo il ricordo ma anche due segni concreti: l’Università per i giovani e l’Istituto Effetà per curare i bambini e le bambine sordomuti. Quei due segni sono rimasti e ancora oggi richiamano quella storica visita, la prima del successore di Pietro. L’Istituto Effetà compie in questi giorni i suoi primi cinquanta anni di vita e, grazie anche all’impegno della Fondazione Giovanni Paolo II, è diventato un’eccellenza per la cura dei bambini che non sentono e non parlano. 

C’è un piccolo volume che ricorda quelle storiche giornate, scritto da un francescano, padre Ignazio Mancini, dal titolo significativo Con Paolo VI in terra Santa, con l’imprimatur del Patriarca di Gerusalemme, padre Alberto Gori, nel marzo del 1964. Venne stampato a Gerusalemme nella tipografia che la Custodia di Terra Santa aveva e ha nel Convento di San Salvatore. Una tipografia, per inciso, alla quale si deve molto perché in questi secoli ha stampato carte geografiche dei luoghi santi, studi biblici e archeologici frutto del lavoro di alcuni docenti dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme.

Monsignor Luciano Giovannetti, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, chiese nel 2013 a Riccardo Burigana e a Renato Burigana di pensare e scrivere un volume che ricordasse quel viaggio e i viaggi che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano compiuto in Terra Santa. I tempi erano cambiati e i successori dell’Apostolo Pietro avevano iniziato a viaggiare nei Paesi del mondo. Scriveva Giovannetti nell’Introduzione a quel volume: «Fu un avvenimento storico. Esso contribuì anche al Concilio Vaticano II, non soltanto dal punto di vista teologico ed ecumenico, ma anche pastorale. Quel viaggio segnò una volontà precisa: andare incontro ai cristiani del mondo, iniziando proprio dai cristiani di Terra Santa». 

A questo volume, l’unico che ricostruisca i viaggi dei papi in Terra Santa, reso possibile grazie alla collaborazione con l’Editrice Vaticana, scrisse la Prefazione Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Nuova Roma. Il successore del Patriarca Atenagora che fu protagonista con Paolo Vi dello storico incontro a Gerusalemme il 5 gennaio 1964. Quell’incontro avveniva dopo la divisione fra le due Chiesa sancita nel 1054 e fu l’inizio di un dialogo fra «chiese sorelle» in cammino verso l’unità. «La foto di quell’abbraccio fece il giro del mondo – scrive Riccardo Burigana – ponendo le premesse per un dialogo che nell’immediato portò alla reciproca rimozione delle scomuniche, il 7 dicembre, alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II».

«Who could have imagined that the brief visit of Pope Paul VI to Jerusalem in January of 1964 would prove to be such an historical milestone in the history of relation between East and West and in the advancement of reconciliation between the Roman Catholic and the Orthodox Churches», scrisse il Patriarca Bartolomeo I nella sua Prefazione al volume di Renato Burigana e Riccardo Burigana, I Papi in Terra Santa, Stia, 2013 (chi desidera riceverlo, può scrivere alla Fondazione Giovanni Paolo II).

Al ritorno a Roma, Paolo VI rimase colpito dalla enorme folla che lo accolse all’aeroporto. Migliaia di romani che, lungo il percorso che lo riportava in Vaticano, accoglievano festanti il successore di Pietro che per la prima volta era andato in Terra Santa. Tutte le campane delle chiese suonarono a festa, ci raccontano le cronache dell’epoca. La sera stessa del suo rientro, Paolo VI, volle incontrare i cardinali ai quali indicò due strade che la Chiesa avrebbe dovuto percorre: l’unità, attraverso il dialogo ecumenico e la pace fra i popoli del mondo.

Didascalia foto: Renato Burigana consegna al patriarca Bartolomeo I il volume “I Papi in Terra Santa”, pubblicato dalla Fondazione Giovanni Paolo II.

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