
La morte di Satnam simbolo del nostro declino
La vicenda della morte del bracciante agricolo indiano Satnam Singh, avvenuta in provincia di Latina, lascia una profonda amarezza in chiunque possieda ancora un minimo di coscienza per la disumanità che l’accompagna.
Di fronte a un uomo ferito e in fin di vita, c’è chi non sa andare oltre i propri meschini interessi e non pensa a quanto può fare per salvare quella vita, ma agisce solo con l’intento di salvare se stesso.
Questa storia orribile dovrebbe farci riflettere sul tipo di società che stiamo costruendo, dove l’altro non conta niente, neanche di fronte alla morte, e conta solo il proprio interesse.
La vicenda è anche l’ennesima dimostrazione del fallimento delle leggi volute dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, approvate nel 2018 e solo in parte modificate durante il governo Conte 2. Quelle leggi, con le loro norme restrittive, hanno portato alla creazione di centinaia di migliaia di persone straniere clandestine, prive di ogni diritto e dunque in balia di persone senza scrupoli che vedono nel caporalato la strada per arricchirsi a spese dei più deboli e indifesi.
Norme rese ancora più pesanti dal decreto Cutro, voluto da questo governo e dalla sua premier, dopo l’ennesima strage di migranti affogati nel Mediterraneo. Oggi il governo si rammarica per quanto accaduto a Latina, ma non avverte il peso di quanto le sue leggi stanno provocando.
Nei giorni in cui si ricorda a livello internazionale la figura del rifugiato, la storia di Satnam Singh ci ricorda quanto stiamo facendo di orribile nei confronti di queste persone. Con queste leggi abbiamo tolto diritti a chi viene nel nostro paese per avere una speranza e la possibilità di un lavoro, e creiamo le condizioni per farli sfruttare da chi non si fa scrupoli a pagare pochi euro l’ora, senza garantire alcuna forma di tutela.
Il criterio dei cosiddetti flussi regolari è spesso nelle mani di aziende fantasma che gestiscono il sistema con contratti fasulli o inesistenti. Il caporalato è solo uno dei casi di sfruttamento delle persone straniere cosiddette irregolari; l’altra, ben più grave, è la manodopera a basso costo concessa alla criminalità organizzata.
Così, il rammarico e le parole di sdegno del governo Meloni sembrano lacrime di coccodrillo di chi, dalla legge Bossi-Fini in poi, persegue solo politiche di intolleranza e restrittive verso il fenomeno migratorio. Un fallimento dietro l’altro a cui per anni si è accodata anche l’azione politica di sinistra.
Nelle ultime settimana siamo tutti costernati e amareggiati per quanto accaduto a Satnam Singh, morto probabilmente per non essere stato soccorso in tempo e abbandonato, con un braccio stritolato e racchiuso in un cartone, davanti alla sua casa. Ma forse dovremmo pensare all’ipocrisia che ci ha sopraffatti, perché questa politica, nel corso degli anni, ha solo rafforzato la nostra convinzione che queste non sono persone come noi, ma persone di serie B.
È questa la frattura che si è creata nella nostra società, sostenuta da norme, leggi, un’azione politica e un modo di considerare questi uomini e donne come intrusi e usurpatori. Le parole della moglie di Satnam, “L’Italia non è un paese buono,” dovrebbero farci riflettere e farci male per la verità che trasmettono.
Neanche la nostra cultura cristiana, che tanto diciamo di difendere, ci salverà da una deriva che si è impossessata di questo paese. Un senso di cattiveria che si legge in tanti e diversi fatti che accadono ogni giorno, non solo verso i migranti. Abbiamo abbandonato quel senso di solidarietà che per molti decenni ci ha uniti, lasciando spazio all’indifferenza, alla freddezza e al distacco verso la vita degli altri, racchiusi come siamo nella piccola difesa del nostro io e dei nostri interessi.
Quel corpo in fin di vita, abbandonato davanti a una casa, è lì a interrogarci su cosa siamo diventati, come singole persone e come comunità. Questa politica è al tempo stesso creatrice e conseguenza del nostro declino, come persone singole, ma anche come popolo e come nazione.
Pierluigi Ermini, è un comunicatore pubblico, amante della scrittura, creatore del blog “i cammini di Pierluigi” e referente del Valdarno per l’Associazione Libera.
“Conversazioni” è la rubrica del magazine della Fondazione Giovanni Paolo II che raccoglie punti di vista su temi di attualità, società, economia e cultura. L’obiettivo è offrire uno spazio di dialogo aperto a tutti dove ognuno è libero di esprimere le proprie idee. Se vuoi contribuire al dibattito inviaci il tuo articolo alla mail comunicazione@fondazionegiovannipaolo.org