“La Palestina soffre, non lasciateci soli!”
di Renato Burigana
- Abuna Ibrahim Faltas, lei è francescano, è da oltre venti anni protagonista della vita di Betlemme e di Gerusalemme, conosce meglio di chiunque altro tutto il Medio Oriente, la sua storia e i suoi problemi, come le potenzialità. Quale è la situazione della Palestina dopo oltre un anno di Covid?
“La situazione in Palestina è veramente tragica. Bisogna tenere presente che il settore economico più rilevante del Paese è data dal turismo, dall’inizio della pandemia, con l’assenza dei turisti c’è stato il crollo totale di tutto. Intere famiglie che erano impegnate nel turismo sono rimaste senza lavoro, andando così a peggiorare la già tragica situazione che il Paese viveva per i problemi esistenti da anni. Abbiamo avuto molti casi di coronavirus, che hanno colpito le persone più fragili. Sono stati chiusi tutti gli alberghi, anche le Casa Nova. Molte persone che, dopo l’afflusso elevatissimo che c’era stato nel 2019, avevano investito nella costruzione di nuovi alberghi o locali di ristorazione, si trovano ora in gravissima difficoltà. La pandemia ha colpito tutti, ma a soffrire di più coloro che già vivevano nella povertà”.
- L’assoluta assenza di turisti e pellegrini quanto ha inciso sulla vita quotidiana degli abitanti di Betlemme e di Gerusalemme? E quando possiamo aspettarci che i pellegrini ritornino?
“La vita quotidiana a Betlemme e a Gerusalemme è segnata dal problema, silenzioso ma drammatico, di come affrontare la giornata. Noi frati francescani abbiamo impegnato tutte le nostre risorse per cercare di aiutare le persone, distribuendo viveri di prima necessità, aiutando molti a fare i vaccini, soprattutto coloro che vivono a Betlemme. Abbiamo aiutato tutti i bambini che venivano da famiglie disagiate a proseguire la scuola, assicurando loro assistenza, e cercando di sollevarli durante il lungo periodo di chiusura, quando gli stessi bambini si rendevano conto della gravità del momento semplicemente vedendo che le vie della città vecchia di Gerusalemme, la piazza della Mangiatoia a Betlemme e tutti i luoghi santi erano vuoti. Ci auguriamo il ritorno dei pellegrini per la fine dell’anno!”.
- In Italia, come in altri Paesi europei, i cittadini si stanno vaccinando per provare a riprendere una vita «normale», in Israele la situazione sanitaria com’è? E nei Territori dell’Autorità Nazionale Palestinese?
Israele vanta il primato di essere stato il Paese che in tempi veramente rapidi ha fatto i vaccini a quasi tutta la popolazione. La vita in Israele è tornata alla normalità già a partire dalle festività pasquali, difatti quest’anno abbiamo potuto celebrare la Settimana Santa in tutta la sua bellezza. E la vita nelle città israeliane scorre normalmente. La Palestina ha avuto periodi molto lunghi di lockdown per limitare la diffusione dei contagi ed è stata una buona soluzione per salvaguardarsi dal Covid e tornare alla normalità. Di fatto la vita in Palestina scorre normalmente e abbiamo potuto concludere anche l’anno scolastico in presenza. Moltissimi operai palestinesi che lavorano in Israele sono stati vaccinati dalle autorità sanitarie di Israele e quindi hanno diritto a muoversi tra le città”.
- A settembre l’Istituto Effetà festeggerà i suoi primi cinquanta anni di vita. Potrà essere quello un punto di svolta verso una normalizzazione della situazione? È previsto l’arrivo di pellegrini a Betlemme?
“Per l’Istituto Effetà è un traguardo importante, com’è importante la loro missione. Ci auguriamo tutti di tornare presto a una piccola ripresa. Dal mese di agosto è permesso ai gruppi di entrare in Terra Santa, seguendo i protocolli indicati dal ministero del Turismo israeliano. Per noi è uno spiraglio di apertura e spero che tutti coloro che amano la Terra Santa ritornino presto pellegrini, perché abbiamo bisogno di tutti voi!”.
- Papa Francesco è sempre vicino alle popolazioni del Medio Oriente. Anche lei lo ha scritto, commentando lo storico viaggio del Pontefice in Irak. Cosa vi aspettate dai cristiani che vivono in Italia e in Europa?
“Papa Francesco ha sempre fatto sentire la sua vicinanza con la preghiera e con accorati appelli. Siamo tutti riconoscenti per la sua vicinanza. Noi cristiani della Terra Santa, del Libano e della Siria, abbiamo bisogno della vostra preghiera, abbiamo bisogno del vostro aiuto, per mantenere accesa la nostra presenza in tutti i luoghi Santi. Chi può torni pellegrino in Terra Santa: non lasciateci soli!”.