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Milad e Mustafa: giovani cristiani e musulmani insieme per un nuovo Iraq

Milad è un 20enne musicista di fede cristiana che sogna di diventare un cantante professionista; sta frequentando a Baghdad una delle poche scuole musicali presenti in Iraq.

È nato nella capitale, ma la famiglia è originaria di un piccolo villaggio situato a metà tra Baghdad e Erbil.

Vive con la sua famiglia e ha 3 fratelli e 1 sorella. Mustafa, invece, è un 20enne di fede islamica che vive con sua madre a Baghdad, mentre il suo unico fratello vive con la sua famiglia. Ha abbandonato piuttosto presto la scuola secondaria per andare a lavorare in un negozio che ripara telefoni per aiutare la madre a sopravvivere durante la crisi finanziaria che attanaglia ormai da tempo il paese. Tuttavia, dopo qualche anno, ha voluto fortemente ritornare sui banchi perché lui, un giorno, si vede nel mondo del marketing e quindi, finite le superiori, sogna di essere ammesso all’università di economia e marketing a Baghdad.

Sia Milad che Mustafa conoscevano già Caritas Iraq e la ottima reputazione che ha nel cercare di aiutare le persone bisognose, compresi i giovani disoccupati o in difficoltà e sono stati tra i primi a rispondere positivamente alla domanda di partecipazione ai corsi professionali da parte dei volontari di Caritas. Tuttavia, all’inizio non sapevano bene cosa aspettarsi dal corso, non volevano farsi troppe illusioni e non erano certi che il training potesse dare loro quel qualcosa in più di cui avevano proprio bisogno. Però, dopo le prime due lezioni, hanno subito capito che questo corso poteva veramente significare tanto per loro, perché “in Iraq in questo momento, soprattutto se sei un giovane come noi, devi essere multitasking se vuoi sopravvivere, devi sempre migliorarti e ampliare le tue conoscenze se vuoi avere successo, quindi questo corso sicuramente ci potrà facilitare la vita!” affermano entrambi. Inoltre, non nascondono che avere la possibilità di essere scelti tra i 2 partecipanti che riceveranno degli strumenti e del materiale alla fine del corso è un incentivo non da poco, soprattutto per due ragazzi determinati come loro.

Milad non sapeva quasi nulla di falegnameria, ma durante tutto il corso è stato uno di quelli che ci ha messo più impegno e partecipazione. Sebbene il suo obiettivo principale nella vita sia quello di diventare un cantante professionista, sa perfettamente che incontrerà molte difficoltà in questo percorso e quindi avere una fonte di reddito iniziale lo aiuterebbe molto. “Grazie a ciò che ho imparato nel training potrò ad esempio costruire degli oggetti in legno per la casa, senza dove spendere un patrimonio in negozio” dice Milad. Infine, pensa fermamente che assieme alla sua carriera di cantante, aprire un piccolo negozio tutto suo per vendere i suoi oggetti, significherebbe un ulteriore reddito che sicuramente porterebbe benefici alla sua famiglia.

Mustafa, invece, conosceva già le basi della falegnameria perché alcuni cugini fanno i falegnami e talvolta lui li aiuta, ma, afferma, “grazie al corso organizzato da Caritas Iraq e dalla Fondazione Giovanni Paolo II ho acquisito molte nuove competenze in materia che potrò mostrare e insegnare ai miei cugini che potranno beneficiare della mia esperienza” afferma orgogliosamente.

Alla fine della chiacchierata, quando passiamo a discutere sul futuro dell’Iraq e dei giovani, Milad diventa triste. Vede ancora troppi ostacoli da superare, come la corruzione dilagante o le continue brutali uccisioni di giovani attivisti. Dice che “I politici non ci danno molta speranza, mentre questo corso ci ha dato di più che i governi che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni!”.

Mustafa, invece, è più positivo; pensa che in 10 anni l’Iraq, grazie alla nuova generazione di cui entrambi fanno parte, potrà raggiungere risultati importanti. Inoltre, vede una situazione in continuo, seppur minimo, miglioramento rispetto a qualche anno fa. Tuttavia, sottolinea che “se noi [la nuova generazione] non riusciremo a guidare questa transizione verso un nuovo Iraq, la vecchia politica non cambierà nulla, lascerà tutto come è adesso per questo acquisire nuove competenze e conoscenze è vitale per noi giovani!”.

Infine, entrambi sottolineano come “la convivenza pacifica tra culture, religioni, etnie, minoranze è decisiva per sperare in un futuro migliore, perché il settarismo in Iraq ha già fatto molti, troppi danni e noi siamo veramente stufi di tutto ciò! Ma non ci fermiamo, continueremo a combattere per provare a migliorare il futuro nostro e di questo paese”.

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