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I nostri progetti-Jerico Vale

Dopo il fatidico 7 ottobre 2023 sono stato rimpatriato in Italia e ho continuato a gestire il progetto Jericho Vale* (sulla produzione di datteri in Palestina) da lontano. Mi piacerebbe condividere alcuni aspetti di questa esperienza decisamente singolare.

Vivere per due anni in loco mi ha permesso di creare legami molto forti sia con i colleghi della Fondazione che con i partner locali. Nonostante le barriere linguistiche – non parlo arabo, e gli altri parlano poco inglese – siamo sempre riusciti a mantenere i contatti, sia per questioni professionali che per supporto personale. La fiducia e i legami costruiti negli anni ci hanno aiutato a superare gli ostacoli imposti dal conflitto a Gaza e dalla successiva distanza. Questi rapporti solidi, e allo stesso tempo flessibili, ci hanno permesso di affrontare anche i momenti più critici, nonostante le circostanze difficili. Potete immaginare quindi l’enorme felicità che ho provato quando, lo scorso ottobre, ho avuto l’occasione di ritrovare alcuni colleghi che sono venuti in Italia per una missione di lavoro! 

L’aspetto negativo, invece, non è tanto legato alla distanza fisica o all’impossibilità di tornare in Medio Oriente, quanto alla costante sensazione di essere “sul punto di partire”. Avevamo programmato il ritorno in Palestina a gennaio 2024, poi rinviato a marzo, poi all’estate e così via. Ho vissuto l’ultimo anno con la valigia pronta, ogni mese sembrava il momento buono per tornare in Palestina. Questa incertezza mi ha impedito di fare altri tipi di progetti perché in qualsiasi momento sarei potuto finalmente ripartire. Uno stato emotivo difficile, condiviso anche dalla mia famiglia.

In un certo senso, sento di aver “perso” qualcosa quando ho lasciato la Palestina. A volte ho la sensazione che questo anno mi abbia ostacolato nel costruire in Italia progetti o amicizie concrete e significative. La precarietà della situazione ha finito per isolarmi, riportando alla memoria sensazioni provate durante la pandemia e riviverle è stata una vera sofferenza.

*progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo 

 

 

Filippo Capurro 

Project manager 

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