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di Lucia Russi<\/span><\/span><\/span><\/p>\n In una giornata di maggio, circa dieci anni fa, ho incontrato\u00a0Effeta e\u00a0la\u00a0Fondazione\u00a0Giovanni Paolo II. Mi\u00a0avevano chiesto una disponibilit\u00e0 per Betlemme, serviva una neuropsichiatra infantile. Mi sentii scelta e accettai. Dall\u2019altro lato del telefono e poi dal vivo, in quell\u2019occasione e costantemente fino a oggi, per la Fondazione vi era Rita Carbone, che in poche ore mi present\u00f2 gli obiettivi e i partecipanti. Metteva tale entusiasmo il suo dire che non si poteva rinunciare o porre dubbi, conobbi i partecipanti alla missione al gate a Fiumicino alle 21.30. Il viaggio mi permise di comprendere perch\u00e9 un neuropsichiatra infantile andava a Betlemme, ma in realt\u00e0 io-noi andavamo a\u00a0Effeta, poich\u00e9 una precedente missione aveva posto dei quesiti che richiedevano chiarimenti\u2026<\/span><\/span><\/span><\/p>\n Ma cosa era\u00a0Effeta?\u00a0Effeta\u00a0\u00e8 una realt\u00e0 unica in Palestina, terra assolata e contesa,\u00a0Effeta\u00a0\u00e8 un luogo senza discriminazioni religiose-economiche-sanitarie, un luogo in cui la disabilit\u00e0 \u00e8 percepita e vissuta come\u00a0diversabilit\u00e0, pur se con tante tante difficolt\u00e0.\u00a0 Effeta \u00e8\u00a0una scuola dove si insegna a parlare, un posto dove giovanissime mamme stringendo al seno i loro bimbi, portano a visita con il vestito pi\u00f9 elegante che hanno quei bimbi, che non rispondono al loro chiamarli. Cos\u00ec si present\u00f2 Effeta, quando suor\u00a0Rania, suor Piera e le altre suore Dorotee\u00a0ci accolsero con la disponibilit\u00e0 e la cordialit\u00e0 di chi necessita di supporto, ma non sa come chiederlo e cosa chiedere. Il nostro gruppo era formato da un otorino-audiologo, un audiometrista, una logopedista e io. Trascorsi quella prima missione a valutare cognitivamente i 170 alunni di\u00a0Effeta\u00a0cercando di capire e di rispondere al quesito postomi, le difficolt\u00e0 evolutive potevano essere riconducibili a disturbi associati alla sordit\u00e0 o forse a un approccio didattico non fruibile per soggetti non udenti. Ci\u00f2 port\u00f2 a chiedere alla Fondazione la disponibilit\u00e0 di integrare le missioni semestrali con una formazione pedagogica condivisa e guidata del personale docente in concomitanza con un\u00a0counceling<\/i>\u00a0psicoeducazionale\u00a0ai genitori e a valutazioni genetiche. <\/span><\/span><\/span><\/p>\n Le missioni periodiche mostrarono inoltre la necessit\u00e0 di rendere pi\u00f9 \u201cal passo con i tempi\u201d la struttura, dotando l\u2019ambulatorio gi\u00e0 esistente di una cabina audiometrica e fornendo una formazione logopedica pi\u00f9 moderna. Ogni successiva missione ci port\u00f2 a riflettere sulla possibilit\u00e0 di crescita e quindi constatammo che il sostegno alla formazione chirurgica degli impianti cocleari andava programmato in\u00a0prossemia\u00a0dell\u2019istituto, per cui dopo il ramo pedagogico part\u00ec quello chirurgico che ci avvicin\u00f2 al BASR, ospedale di Beit Jala, e che ebbe il suo momento apicale nella presenza di Franco Trabalzini, \u00a0che era gi\u00e0 parte attiva nella missione attraverso i colleghi otorino-audiologi-clinici. <\/span><\/span><\/span><\/p>\n Eravamo gi\u00e0 una squadra e con questa intensa esperienza la Fondazione nel 2014 partecip\u00f2 al bando della Cooperazione Italiana presso il ministero degli Affari Esteri, e lo vinse. Negli anni seguenti, la Fondazione avrebbe vinto un altro bando per continuare a sostenere i bimbi e i ragazzi audiolesi della Palestina. I colleghi chirurghi palestinesi furono ospitati in Italia per condividere modalit\u00e0 diagnostiche e clinico-chirurgiche. Mentre il lavoro certosino a Betlemme di Rita e di tutti i partecipanti alle\u00a0missioni e dei progetti via via attuati permetteva una collaborazione con il Ministero della salute palestinese. Per\u00a0Effeta\u00a0iniziava a piccoli passi una nuova visibilit\u00e0, non pi\u00f9 solo come istituzione scolastico-didattica-pedagogica, ma anche sanitaria. <\/span><\/span><\/span><\/p>\n Parte importante del progetto \u00e8 stata la possibilit\u00e0 di screening<\/i> uditivo dei nati in Betlemme in\u00a0alcuni punti\u00a0nascita,\u00a0con successivo follow-up<\/i>. All\u2019interno dell\u2019istituto la direttrice suor Piera, la superiora suor\u00a0Rania\u00a0erano state un grande supporto, poi continuato da suor Lara. L\u2019aria\u00a0che si respira ad Effeta permane invariata, di grande affidabilit\u00e0 e accoglienza, nella penombra del salotto in cui si sorseggia il caff\u00e8 in bellissime\u00a0tazzine di ceramica sottilissima, che fanno tanto \u201csalotto della nonna\u201d con\u00a0il giusto calore affettivo che gi\u00e0 si pregusta mentre dalla grotta della Nativit\u00e0 ci si avvia ad\u00a0Effeta, attraversando\u00a0il mercato colorato e intravedendo oltre i\u00a0cancelli il lungo corteo di pullmini e auto che portano i bambini a scuola. Quel corteo fa vivere la fiducia e la speranza che ripongono le famiglie in\u00a0Effeta: luogo quasi magico che d\u00e0\u00a0strumenti per la parola, ma soprattutto per la vita a quei bambini altrove discriminati per il loro non sentire. Con gioia abbiamo partecipato alla consegna dei primi diplomi e all\u2019avvio dei percorsi universitari. <\/span><\/span><\/span><\/p>\n