{"id":18861,"date":"2022-11-12T13:41:13","date_gmt":"2022-11-12T12:41:13","guid":{"rendered":"https:\/\/fondazione.urbanstudiosdemo.com\/?p=18861"},"modified":"2022-11-12T13:41:13","modified_gmt":"2022-11-12T12:41:13","slug":"toscana-solidale-anche-con-il-libano-lintervista-a-gianluca-mengozzi-portavoce-del-terzo-settore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/fondazionegiovannipaolo.org\/toscana-solidale-anche-con-il-libano-lintervista-a-gianluca-mengozzi-portavoce-del-terzo-settore\/","title":{"rendered":"Toscana solidale, anche con il Libano. L\u2019intervista a Gianluca Mengozzi, portavoce del Terzo settore"},"content":{"rendered":"
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di Renato Burigana<\/span><\/span><\/span><\/b><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/p>\n Gianluca Mengozzi \u00e8 stato recentemente riconfermato per il secondo mandato nel ruolo di portavoce del Forum Toscano del Terzo Settore, che rappresenta 9.750 organizzazioni sul territorio tra volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali. Mengozzi, presidente di ARCI Toscana dal 2011, \u00e8 un architetto specializzato in restauro, pi\u00f9 volte incaricato di ricerca e insegnamento presso il Dipartimento di Architettura dell\u2019Universit\u00e0 di Firenze. Ha partecipato a interventi di solidariet\u00e0 internazionale all\u2019estero soggiornando a lungo anche in Libano e in Siria. Dopo l\u2019esplosione del 4 agosto si \u00e8 mobilitato subito per aiutare gli abitanti di Beirut.<\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/p>\n \u201cHo sempre pensato che il Libano fosse uno specchio in cui l\u2019Italia e gli Italiani possano guardarsi per conoscersi meglio. L\u2019Italia condivide infatti con il Libano molte delle contraddizioni della societ\u00e0, il fatto di essere stato per molti anni frontiera tra blocchi e universi politici, la vulnerabilit\u00e0 dovuta alla collocazione geografica, il fatto di essere una porta di ingresso per chi vuole entrare in Asia o in Europa. Credo che tutti noi dovremo ricordarci sempre di essere grati al Libano per il grandissimo contributo che ha dato alla civilizzazione europea: la gente di questo piccolo lembo di terra ci ha portato in dono gli strumenti con cui si \u00e8 costruita la storia del Mediterraneo, l\u2019alfabeto, la navigazione, il commercio. Stupisce, frequentando il Libano, il grande affetto che la popolazione ha per gli Italiani. Ho provato molte volte a chiedere ad amici e colleghi quale sia la ragione di questo sentimento di stima e simpatia. Una delle risposte che ho avuto pi\u00f9 spesso, oltre alla sintonia data da storia e cultura comuni, \u00e8 quella che \u201cl\u2019Italia non ci ha mai lasciati soli, e in cambio della loro solidariet\u00e0 gli Italiani non ci hanno mai chiesto nulla\u201d. Sono parole importanti, su cui dovremmo riflettere con attenzione. Soprattutto adesso che il Libano \u00e8 tornato da almeno due anni in una situazione di gravissima complessit\u00e0. La popolazione libanese, articolata in un colorato e multiforme mosaico di fede religiosa e appartenenza a differenti tradizioni culturali, \u00e8 una popolazione che vuole la pace. La rappresentazione che a volte se ne fa, e cio\u00e8 quella di un popolo con armi in ogni casa e sempre pronto allo scontro militare, \u00e8 non solo falsa ma profondamente ingiusta. Come qualsiasi altro popolo, anche i Libanesi vogliono godersi la vita, coltivare gli affetti, vivere secondo le loro tradizioni, sempre aperti, come da millenni sono, allo scambio e alla relazione con culture diverse. Dopo aver vissuto i lunghi anni di una feroce guerra civile voluta dalle potenze straniere, i cui segni ancora rimangono su alcuni edifici di Beirut o di Tripoli, e dopo lo scontro del 2006 con Israele, la democrazia libanese ha cercato una strada per affermare la propria volont\u00e0 di pace. La grande esplosione al porto di Beirut, con il suo portato di morti e distruzione, ha fatto emergere in modo evidente la gravit\u00e0 della situazione economica e politica. Questo piccolo Paese ospita dal 2011 pi\u00f9 di un milione di profughi siriani. Ricordo spesso, a chi grida all\u2019invasione dell\u2019Italia per qualche sbarco di disperati in fuga da fame e guerra, che fatte le proporzioni rispetto alla popolazione libanese \u00e8 come se in Italia ospitassimo 20 milioni di profughi, e non le poche migliaia attualmente presenti sul nostro territorio. Dal 2019 \u00e8 poi esplosa una crisi finanziaria che ha svalutato in modo vertiginoso la Lira libanese, con una fortissima perdita di potere di acquisto per le famiglie. A fronte di ci\u00f2, nel perdurare dell\u2019instabilit\u00e0 indotta dalla guerra in Siria e dalle ricorrenti crisi militari tra Israele e Territori Palestinesi, la classe politica libanese sembra incapace di trovare la determinazione per dare al Paese un governo solido tramite un patto nazionale stabile. Di recente si aggiunta la difficolt\u00e0 da parte delle autorit\u00e0 di assicurare continuit\u00e0 nella fornitura idrica ed elettrica. Il popolo libanese \u00e8 serio, aperto e laborioso, e non merita tutto questo. La comunit\u00e0 internazionale deve attivarsi per alleviare le conseguenze di questa situazione, soprattutto per le fasce sociali pi\u00f9 vulnerabili. L\u2019Italia deve far sentire la sua voce. Ma lo si deve fare ora, subito. Le immagini da poco apparse sui media, che mostrano Beirut immersa in un buio irreale per la mancanza di carburante per l\u2019alimentazione delle centrali elettriche, chiamano tutti ad un intervento immediato.<\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/p>\n \u201cNei giorni successivi all\u2019esplosione al porto di Beirut in molti ci siamo chiesti che cosa potevamo fare. In Toscana la Fondazione il Cuore si scioglie, con la grande capacit\u00e0 di visione che la contraddistingue, si \u00e8 immediatamente attivata chiamando la Fondazione Giovanni Paolo II e Arci Toscana a un tavolo in cui ragionare su che cosa servisse. La scelta \u00e8 ricaduta sul supporto alla situazione di disagio post traumatico dei pi\u00f9 piccoli, al sollievo delle loro famiglie senza casa, alla necessit\u00e0 di assicurare continuit\u00e0 scolastica, educativa e la possibilit\u00e0 di giocare. Accanto a questi temi \u00e8 per\u00f2 emersa anche la possibilit\u00e0 di dare un importante segnale sulla salvaguardia del patrimonio storico e monumentale della capitale libanese colpito dall\u2019esplosione, ed \u00e8 venuto naturale a tutti noi pensare al convento dei Francescani, che ha subito danni gravissimi. Per questo abbiamo coinvolto il Dipartimento di Architettura dell\u2019Universit\u00e0 di Firenze e il DiaCon, uno spin off<\/i> universitario di alta specializzazione in diagnostica e restauro dell\u2019edilizia storica. Questa iniziativa ha avuto molto risalto mediatico e in Italia \u00e8 stata particolarmente apprezzata dal nostro ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che hanno ritenuto di sviluppare questa idea inviando in Libano una squadra di tecnici a collaborare con le autorit\u00e0 libanesi sulla salvaguardia dell\u2019edilizia storica. Purtroppo il riaccendersi della pandemia, nell\u2019ottobre 2020, ha impedito di realizzare la missione di scambio dei ricercatori toscani a Beirut. Si sono comunque fatte riunioni da remoto nelle quali sono emerse le indicazioni per mettere in sicurezza le strutture del Convento, per impedire di aumentare il degrado delle strutture storiche. Adesso gli edifici del complesso monumentale possono affrontare in sicurezza la brutta stagione senza timori di ulteriori degradi. Si \u00e8 poi proceduto al rilievo digitale dell\u2019intera area conventuale: l\u2019obiettivo \u00e8 infatti quello di realizzare un progetto-quadro interamente digitalizzato e navigabile da presentare, assieme a un progetto di intervento, a chi finanzier\u00e0 le operazioni di ripristino integrale. Nelle valutazioni non \u00e8 stato trascurato alcun aspetto, dalle vetrate decorate con figure di santi strappate via dall\u2019onda d\u2019urto, al tetto, alle strutture delle terrazze e infine al giardino storico, una delle poche aree verdi del centro storico, che attende anch\u2019esso una riqualificazione. Non appena sar\u00e0 possibile, e speriamo tra poco, verr\u00e0 effettuata una missione per procedere con i lavori finora avviati. Credo che in questa occasione, ancora una volta, la Fondazione Giovanni Paolo II e Arci Toscana, assieme alla Fondazione il Cuore si Scioglie, siano riuscite a mettere in atto un percorso virtuoso di relazione pragmatica e fattiva, riuscendo a risolvere problemi reali. <\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/p>\n \u201c<\/span><\/span><\/b>In questi lunghissimi mesi di pandemia \u00e8 stato impossibile incontrarsi, riunirsi e fare attivit\u00e0 di comunit\u00e0 come quelle che le nostre organizzazioni collettive propongono da decenni al loro corpo sociale. \u00c8 stata una grande sofferenza, di cui solo adesso, col procedere delle vaccinazioni, si avverte un sollievo. Le centinaia di migliaia di donne e uomini che ogni giorno si dedicano al volontariato nelle tante associazioni e fondazioni toscane che animano la vita civile delle nostre comunit\u00e0 hanno rischiato di vedere messa in discussione una modalit\u00e0 di azione sociale di successo e di forte impatto. C\u2019\u00e8 stato senza dubbio smarrimento, talvolta angoscia, per una situazione senza confronti. Mai in precedenza, se non nelle guerre, avevamo avuto una situazione simile. Si pensi a cosa ha significato non potersi riunire, non potersi dedicare alla convivialit\u00e0 per raccogliere fondi, non poter ballare, fare spettacolo, fare cultura e ritrovarsi attorno ad un tavolo. Si pensi a cosa abbia significato tutto ci\u00f2 per i pi\u00f9 giovani e per gli anziani, costretti ad una solitudine amplificata dalla paura del contagio. Adesso il nostro compito \u00e8 trasmettere alla cittadinanza la sensazione che \u00e8 possibile ritrovarsi in sicurezza, che <\/i>attenendosi alle regole \u00e8 possibile ricominciare, che il peggio \u00e8 passato. Questo ci servir\u00e0 anche a ridare vigore alle relazioni di solidariet\u00e0 con il Medio Oriente, organizzare incontri, occasioni di informazione, di animazione sociale sulle questioni che affliggono paesi e popoli amici della Toscana. Non si tratta di riannodare fili spezzati, perch\u00e9 la solidariet\u00e0 \u00e8 rimasta viva anche in questi difficilissimi mesi, e molte delle attivit\u00e0 correnti di aiuto e collaborazione sono state trasformate in attivit\u00e0 per il contrasto della pandemia per aiutare la popolazione pi\u00f9 vulnerabile. Ma adesso \u00e8 il momento per recuperare presto la pienezza e l\u2019efficacia delle attivit\u00e0, e combattere quella sensazione che talvolta si sente, in parte alimentata anche da messaggi di sconsiderati, che in tempi di pandemia non ci si possa permettere di aiutare chi sta male, che non si debba guardare fuori dai confini delle nostre case. Bisogna continuare a dire che \u00e8 vero il contrario: dobbiamo esprimere al massimo livello la grande forza della solidariet\u00e0 di cui la comunit\u00e0 toscana \u00e8 capace, alzare lo sguardo oltre il giardinetto attorno a casa, e cercare gli occhi di chi, dal Medio Oriente, attende di sentire ancora la solidariet\u00e0 della nostra stretta di mano ed il calore del nostro abbraccio. Dalle crisi si esce tutti assieme, non dobbiamo lasciare indietro nessuno, dobbiamo occuparci di popoli cari e fratelli che soffrono l\u2019attuale situazione molto pi\u00f9 di noi. Dobbiamo farlo, perch\u00e9 anche le nostre coscienze e le nostre societ\u00e0 si gioveranno di questa azione solidale\u201d.<\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/p>\n \u201c<\/span><\/span><\/b>Bisogna prima di tutto indurre nella nostra societ\u00e0, nelle tantissime persone sensibili che animano la comunit\u00e0 toscana, la riflessione che la pandemia ha avuto effetti diversi sui Paesi a seconda della situazione di partenza con la quale le nazioni sono entrate nella crisi sanitaria. La pandemia non ha avuto gli stessi effetti in Italia, tra le maggiori potenze economiche mondiali, o in Libano e in Siria. Negare questa verit\u00e0 sarebbe ingiusto e crudele verso Paesi la cui popolazione si \u00e8 trovata ad affrontare il diffondersi della malattia in una situazione di gravissima crisi economica e militare. Le associazioni, le fondazioni, debbono creare ponti di empatia, debbono assicurare che qualsiasi cittadino possa immedesimarsi in chi vive la pandemia senza strumenti sanitari, senza la speranza data da ospedali funzionanti e pubblici o dalla vaccinazione di massa. E capire che chi fugge da quelle situazioni di disperazione cercando rifugio a se stesso e alla propria famiglia fa una cosa che faremmo tutti nelle medesime condizioni, perch\u00e9 sopravvivere e far sopravvivere i propri cari \u00e8 un moto che accomuna tutto il genere umano, senza esclusione di nessuno. Dobbiamo aiutare questi Paesi a rafforzare le loro capacit\u00e0 di dare risposte alla pandemia, assicurare loro la possibilit\u00e0 di vaccinarsi senza indugiare in atteggiamenti egoisti, consapevoli che i virus oltrepassano le frontiere e che chi ha fatto la scelta miope di chiudersi nel perimetro del proprio stato non ha avuto nessun effetto benefico. Poi bisogna accogliere chi fugge, e contrastare appunto la diffidenza, la paura, sentimenti amplificati dalla sensazione di vulnerabilit\u00e0 indotta dallo stato di crisi. Dobbiamo poi essere realisti e consapevoli che esistono settori sociali, per fortuna minoritari, che soffiano sul fuoco della diffidenza verso lo straniero per ottenere dalla paura piccoli vantaggi. A questa rappresentazione ne va opposta un\u2019altra, fatta di verit\u00e0 e dati concreti, che spezzi i lacci dei sentimenti di timore in cui talvolta restano annodate le persone che hanno meno accesso ad informazioni obiettive. Informare, far vedere le situazioni per come realmente sono, ispirare sentimenti di solidariet\u00e0 e comunit\u00e0 internazionale sono compiti primari delle grandi organizzazioni popolari come fondazioni ed associazioni, organizzazioni che animano e rendono unica la comunit\u00e0 toscana\u201d.<\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/span><\/p>\n [\/vc_column_text][vc_empty_space height=”50px”]\n
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