Ad Aleppo la speranza ha quattro ruote, E a Homs, col tuo aiuto…
“L’autobus della speranza”, prima di ogni altra cosa, è un bellissimo nome per un progetto di solidarietà. Per tante ragioni. In un Paese come la Siria, devastato da dieci anni di guerra crudele, con centinaia di migliaia di morti e metà della popolazione trasformata in profughi o rifugiati, l’autobus è una creatura affascinante. Trasmette l’idea del libero movimento, un diritto banale che i combattimenti, le città tagliate in due dagli spari, le strade minate o spezzettate dai posti di blocco o non sicure, hanno negato per lunghissimo tempo. E di un movimento sicuro, quotidiano, prevedibile, affidabile. Tutto ciò che i siriani credevano di aver perso per sempre.
E poi, naturalmente, la speranza. Il bene più prezioso per chi ha tanto sofferto, per le famiglie disgregate, le vedove, i bambini traumatizzati. “L’autobus della speranza” della Fondazione Giovanni Paolo II raccoglie questi viaggiatori, fermata per fermata, e li porta un passo più avanti sull’autostrada della vita. È stato calcolato che la guerra ha prodotto in Siria almeno 30 mila bambini abbandonati e due milioni e mezzo di ragazzi che non vanno più a scuola e non hanno accesso a pasti regolari, servizi sanitari decenti e acqua pulita. Innumerevoli sono le madri sole, abbandonate dai mariti in fuga, rese vedove dalle battaglie, o magari ripudiate nel momento del massimo bisogno. Su di loro ricade tutto il peso del mantenimento della famiglia e dell’educazione dei figli. Nelle condizioni attuali della Siria un’impresa spesso insormontabile, soprattutto se si tiene conto che, oltre alle difficoltà di una guerra che sembra non finire mai, c’è anche l’epidemia di Covid19 con cui fare i conti. I dati ufficiali sono tranquillizzanti, pochi casi e pochi morti. La realtà della strada, però, pare assai più drammatica.
“L’autobus della speranza” serve proprio a portare un minimo sollievo. È attivo ad Aleppo e lo sarà, se gli amici vorranno dare una mano alla Fondazione, anche a Homs, appena sarà possibile acquistarlo. Di Aleppo, giustamente, si è parlato e si parla molto. Ma la vicenda di Homs non è meno significativa nella storia recente della Siria. Terza città del Paese per numero di abitanti, dal 2012 al 2014 è stata teatro di feroci battaglie tra le milizie degli insorti e le truppe del governo di Damasco. Molto ha sofferto la comunità cristiana locale, e nella locale parrocchia dei gesuiti fu ucciso a sangue freddo padre Frans van der Lugt.
Ad Aleppo “L’autobus della speranza” è diventato un approdo regolare per centinaia di madri single e i loro figli, e per decine e decine di ragazzi di strada. Sull’autobus hanno trovato assistenza psicologica offerta da terapisti professionali, consigli per la crescita dei bambini piccoli e per l’educazione dei più grandicelli, e preziose indicazioni per superare le emergenze più acute, che non di rado sono quelle più radicali: comprare un medicinale, mettere in tavola un pasto decente, trovare un abito da indossare.
Ai ragazzi, invece, l’autobus offre il trasporto puntuale e sicuro verso il Franciscan Care Center, dove possono seguire i corsi propedeutici all’iscrizione nelle scuole regolari (un servizio fondamentale per i tantissimi che hanno saltato interi anni di lezioni) ma anche attività ludiche, giochi, spazi di creatività con il disegno, la recitazione e altre discipline, la cui pratica serve anche a liberare testa e cuore dai traumi accumulati in questi anni terribili.
“L’autobus della speranza” ha raggiunto obiettivi importanti, ad Aleppo: 1.200 madri single hanno imparato a leggere e scrivere e con questo hanno conquistato la possibilità di sostenere i propri figli. 5.000 bambini di strada hanno ricevuto un primo sostegno e hanno visitato più volte l’autobus, il primo passo verso un reinserimento scolastico e sociale. 4.800 famiglie hanno ricevuto aiuti dal punto di vista medico, psicologico e materiale.
Com’è ovvio, quest’opera di solidarietà ha i suoi costi e ha bisogno di un sostegno generoso. Soprattutto se vogliamo aiutare la Fondazione a replicare l’Autobus della Speranza anche a Homs, città che ancora fatica a riemergere dalle distruzioni della guerra. Si tratta di acquistare l’autobus e poi di trovare gli specialisti ai quali sarà data una giusta e degna retribuzione. Non perdiamo questa occasione di fare del bene a madri e bambini che soffrono da anni senza avere alcuna colpa o alcuna possibilità di difendersi. È facile, trovate qui di seguito tutti i dati per una donazione che, certo, non andrà sprecata.
Fulvio Scaglione