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I cristiani in Siria, storia e tradizioni

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Parlare delle Chiese cristiane in Siria vuole dire tratteggiare una tradizione viva che affonda le proprie radici nella prima generazione del cristianesimo; nel corso dei secoli questa tradizione si è venuta articolando in diverse confessioni che hanno saputo trovare un modus vivendi che ha consentito loro di vivere la propria esperienza di fede nel confronto con le autorità politiche che hanno governato la Siria, definendo una dottrina e un rito; queste Chiese hanno sempre coltivato la propria radice rivendicando la loro origine evangelica, declinata, già nei primi secoli, in forme molto diverse nel tentativo di cogliere le ricchezze culturali della terra dove i cristiani si trovavano a vivere.  Accanto alle Chiese che si richiamavano direttamente alle origini del cristianesimo, che rappresentano una delle tante peculiarità spirituali del Medio Oriente, in Siria, come in altri paesi della regione, se sono formate altre, in tempi diversi; queste comunità più recenti rispecchiavano la molteplicità delle tradizioni cristiane aprendo una finestra del mondo in Siria. Negli ultimi decenni del XX secolo, soprattutto dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, anche in Siria, si è venuto sviluppando un dialogo ecumenico che ha aiutato a comprendere il patrimonio comune dei cristiani che sono stati investiti dalla guerra civile che da oltre dieci anni insanguina la Siria. 

Proprio per la sua storia in Siria sono quindi presenti una pluralità di Chiese Cristiane: insieme alla Chiesa Cattolica Romana che è presente con comunità della Chiesa Latina (Vicariato apostolico di Aleppo), Chiesa Armeno-Cattolica (Arcieparchia di Aleppo, Eparchia di Kamichlié e Esarcato patriarcale di Damasco), Chiesa Maronita (Arcieparchia di Damasco, Arcieparchia di Aleppo, Eparchia di Laodicea), della Chiesa Cattolica Caldea (Eparchia di Aleppo), della Chiesa Cattolica Greco-Melchita (Patriarcato di Antiochia, Arcieparchia di Aleppo, Arcieparchia di Bosra e Hauran, Arcieparchia di Damasco, Arcieparchia di Homs e Arcieparchia di Laodicea) e della Chiesa Cattolica Sira (Arcieparchia di Damasco, Arcieparchia di Aleppo, Arcieparchia di Hassaké-Nisibi e Arcieparchia di Homs), sono presenti la Chiesa Apostolica Armena, la Chiesa Episcopaliana, il Patriarcato Greco-Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, il Sinodo Evangelico Nazionale di Siria e Libano, il Patriarcato Siro-Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente della Chiesa Siriaca Ortodossa e l’Unione delle Chiese Evangeliche Armene nel Vicino Oriente. 

Di questa pluralità di Chiese Cristiane la Chiesa Siriaca Ortodossa, così come ha deciso di chiamarsi dal 2000, scegliendo un nome che recuperasse la propria storia,  rappresenta una delle tradizioni cristiane che affondano le proprie radici nella prima generazione apostolica, con una forte vocazione missionaria fino alla fine del mondo, tanto che la sua lingua liturgica è il siriaco che è prossimo all’aramaico la lingua parlata da Gesù e dai suoi primi discepoli. Missionari siriaci si diressero soprattutto verso Oriente tanto che risale già al IV secolo la creazione di un Cattolicato chiamato a coordinare e guidare le comunità nate proprio in seguito di questa azione missionaria destinata a raggiungere l’India e la Cina, dopo una prima stagione di predicazione che aveva coinvolto tutto il Medio Oriente, dall’Egitto all’Iraq. Immersa nelle vicende politico-militari che sconvolsero la regione per secoli di scontri tra l’Impero Romano e l’Impero Sassanide, prese parte al dibattito teologico dei primi secoli, nella stagione dei primi Concili Ecumenici, che portarono a una serie di definizioni dogmatiche che portarono alle prime divisioni nella Chiesa. Proprio in seguito alle decisioni assunte dal Concilio di Calcedonia (451), si venne creando una Chiesa autonoma, la Chiesa Siriaca Ortodossa, che raccolse i fedeli che non credono in un Cristo solo apparentemente uomo, la cui natura è totalmente divina, che vennero chiamati monofisiti. Non si trattò di un passaggio semplice, tanto che solo nel VI secolo, soprattutto grazie all’opera di Giacomo Baradeo, la Chiesa assunse una dimensione che le consentì non solo di sopravvivere alla prima invasione araba, ma di cresce ulteriormente la sua presenza in Oriente, con migliaia di parrocchie e monasteri. La comparsa dei mongoli nello scenario mondiale portò a una drastica riduzione della Chiesa Siro-Ortodossa che riuscì a mantenere una sua vitalità spirituale che le permise di sopportare anche le nuove misure introdotte dall’Impero Ottomano e dalle discussioni interne che portano alcune comunità a raggiungere un accordo con la sede di Roma con la creazione di una Chiesa che, mantenendo il proprio rito, si unì alla Chiesa Cattolica, mentre si acuivano le difficoltà a mantenere viva la comunione con le comunità distribuite in Asia, in particolare con quelle in India. 

            Il XX secolo, soprattutto nei primi decenni, doveva essere segnato da nuove persecuzioni che causarono morti e distruzioni, spingendo molti fedeli della Chiesa Siro Ortodossa a cercare fuori dei confini tradizionali una possibilità di vita; dopo questa stagione, tanto drammatica, la Chiesa ha saputo trovare una sua stabilità che è stata spazzata via dalla guerra civile, pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e distruzione di luoghi di culto e memorie del passato. 

            La Chiesa Siriaca Ortodossa, che ha fedeli sparsi in tanti paesi, come diretta conseguenza della diaspora della quale è stata investita, è guidata da un patriarca, che ha la sua sede a Damasco, eletto dal Sinodo dei vescovi, che possono provenire solo dai monaci; proprio il monachesimo rappresenta tuttora un elemento centrale nella vita della Chiesa in profonda continuità con la sua storia. Dal 31 marzo 2014 Moran Mar Ignazio Afram II guida la Chiesa Siriaca Ortodossa e a lui si devono tante iniziative per la costruzione alla pace, anche con un rinnovato impegno in campo ecumenico, nella convinzione che i cristiani insieme possano sostenere processi di riconciliazione nella giustizia.

Riccardo Burigana

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