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I figli di Effetà

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         La scuola è appena terminata all’Istituto “Effetà Paolo VI” di Betlemme e 7, tra ragazzi e ragazze, hanno raggiunto la sospirata maturità dopo anni di fatica. È un momento importante per le loro vite, lanciati verso un futuro pieno di speranze. Provengono da diverse zone della Palestina: Betlemme, Beit Jala, Beit Sahour e zone limitrofe, Ramallah, Hebron e villaggi vicini (si trovano a 10 chilometri da Betlemme), ma anche da Jericho (45 chilometri da Betlemme) e da Jenin. Molti della regione di Gerusalemme (tranne rarissimi casi) e del Nord risultano esclusi per problemi di trasporto e di passaggio a causa del muro di sicurezza che separa Israele dalla Palestina, una situazione che non consente l’accesso a coloro che non potranno usufruire di quella riabilitazione che potrebbe fornire una vita migliore.

Tutti pronti alle 7 e 30 del mattino quando i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze vengono accolti dalla scuola per il consueto rito dei saluti alla bandiera Palestinese durante l’inno nazionale, e poi tutti in classe, ma c’è anche il tempo di ricordare qualche ricorrenza (qui gli alunni sono più di 190), per iniziare la giornata con le differenti discipline (ginnastica, arti manuali, disegno, arabo, inglese e religione di appartenenza, tra le altre).

Gli alunni più deboli verranno seguiti dalle logopediste di sostegno, attività necessaria per recuperare il gap con gli altri. Una breve sosta per consentire loro di giocare e poi di nuovo in classe fino al termine delle lezioni fissato per le 13:30. I più fortunati avranno la possibilità di dormire nella struttura. Altri, invece, dovranno ritornare a casa impiegando anche fino a 2 ore.

La maggior parte degli alunni è dotato di protesi retroauricolari che amplificano i segnali acustici e che, con una specifica rieducazione, aiutano a percepire suoni e rumori, a discriminare parole e semplici frasi in rapporto al grado della perdita uditiva. Un numero ristretto di scolari beneficia, invece, di un impianto cocleare. L’impianto è indicato per i bambini che presentano una sordità profonda e si sostituisce alla coclea, l’organo dell’udito, convertendo in segnali elettrici i suoni provenienti dall’ambiente e inviandoli direttamente al nervo acustico.

I figli di Effetà sanno bene che devono impegnarsi più degli altri per ottenere risultati perché la disabilità compromette del tutto la capacità uditiva e le protesi e gli impianti, unitamente alla riabilitazione, sono gli unici strumenti per loro di manifestare la loro esistenza in questo mondo. Senza gli impianti questi ragazzi sarebbero completamente emarginati. Ma i figli di Effetà sono anche forti, non si arrendono alle difficoltà e molti di loro continuano l’istruzione all’Università, sebbene scoraggiati da qualche insegnate di turno che vede nella sordità un ostacolo quasi insormontabile.

Vengono seguiti nel loro percorso oltre l’istituto dagli stessi insegnanti e suore che spesso sono chiamate a spiegare all’esterno dell’istituto (con incontri tematici e workshop, ad esempio) quali sono i limiti a cui sono sottoposti quotidianamente i ragazzi e l’approccio da seguire per sostenerli efficacemente perchè i figli di Effetà, ovunque loro saranno, avranno sempre la famiglia al loro fianco.

Marco Italiano

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