Alcune famiglie ucraine ospiti a Montevarchi. Fondazione Giovanni Paolo II e suore Agostiniane insieme per l’accoglienza.
«Ringraziamo per la loro disponibilità le suore agostiniane di San Giovanni Valdarno – dice la Fondazione Giovanni Paolo II – per la disponibilità ad accogliere queste nuove famiglie provenienti dall’Ucraina nella loro casa di Montevarchi».
Sono otto le persone, donne con bambini e bambine, che hanno trovato ospitalità nella casa delle suore agostiniane di Montevarchi. La Fondazione Giovanni Paolo II, che accoglie già 22 persone a Fiesole, presso i padri Rogazionisti, sta proseguendo nella sua opera di accoglienza e assistenza per coloro che sono costretti, dalla guerra, a fuggire dall’Ucraina. Il gruppo di Fiesole rientra nel piano di accoglienza e quindi di sostegno previsto dal Governo italiano, quello di Montevarchi no. Ma l’accoglienza non può fermarsi.
«Non potevamo tirarci indietro di fronte ai tanti ucraini che stanno fuggendo dal disastro della guerra, dei bombardamenti e dalle città completamente distrutte», dice Stefano Ermini responsabile del progetto. Ermini ha guidato una piccola spedizione con aiuti alimentari, di prodotti per l’infanzia e medicinali per un ospedale pediatrico, partita da Firenze che ha raggiunto, non senza difficoltà, il confine slovacco-ucraino, a Uzhhorod. «Poi abbiamo aspettato i nostri amici ucraini che adesso possiamo ospitare a Montevarchi. Durante il lungo viaggio verso l’Italia hanno cercato di dormire, di parlare, anche se i loro occhi, quelli delle mamme, guardavano fisso fuori dal finestrino, sperdute e impaurite».
La Fondazione Giovanni Paolo II sta lavorando insieme a Green Cross Ucraina, e questo grazie al lavoro di Maria Vitagliano.
A Montevarchi, grazie ai volontari della Fondazione Giovanni Paolo II, le donne ucraine e i loro bambini cercheranno di ritrovare un po’ di pace e di normalità. I bambini per adesso, manca un mese alla fine della scuola, non saranno inseriti nelle scuole della zona. Ma parteciperanno ai centri estivi, così come quelli ospiti a Fiesole. «A Fiesole – spiega Ermini – ci hanno chiesto di continuare a frequentare le loro classi ucraine. Gli abbiamo dato alcuni tablet e, grazie a internet, seguono per tre ore al giorno la scuola, vedono i compagni, cercano di continuare la vita che avevano fino a qualche settimana fa».
Chi volesse conoscere il progetto può trovare informazioni qui