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Il Centro Piccirillo contro la crisi che uccide l’artigianato palestinese

di Marco Visotti

La situazione dei Territori Palestinesi continua ad essere particolarmente fragile da un punto di vista sociale, politico ed economico. Il tessuto socio-economico della Palestina, fatto dal 90% di piccole o addirittura micro imprese, ha visto nell’ultimo anno pesanti chiusure imposte dalla pandemia. Secondo l’Ufficio centrale di statistiche palestinese (PCBS), questo ha portato un aumento del tasso di disoccupazione fino al 26,6% e una conseguente riduzione del PIL pro-capite, che oggi è pari a 2943 dollari annui.

Le conseguenze della pandemia da Covid-19 hanno trascinato il già precario tessuto economico della Palestina verso il collasso, con ricadute economiche di vasta portata dovute al rallentamento delle importazioni e delle esportazioni, alla riduzione dell’offerta di manodopera, allo stop delle attività economiche e della produttività. Tra i settori più colpiti vi è l’artigianato, con la sua tradizione centenaria nella lavorazione del legno d’olivo, della madreperla e della ceramica. Si attesta che nell’ultimo anno, durante la pandemia, nella municipalità di Betlemme solo 30 laboratori su 400 sono rimasti aperti. Gli artigiani che a causa della chiusura, temporanea o definitiva, hanno perso il lavoro sono circa 1200 su 1500 totali, ossia l’80% della forza lavoro impiegata nel settore. Di questi fanno parte anche la categoria dei piccoli artigiani autonomi a cui venivano commissionati i lavori dai laboratori. In più hanno perso il lavoro anche 400 donne che, nella propria casa, si occupavano della produzione o dell’assemblamento di piccoli prodotti.

Questo ha avuto un impatto molto pesante sulla popolazione, la quale ha visto ridurre gli introiti anche a causa della mancanza di turisti e della conseguente riduzione di richiesta di prodotti locali.

Durante questo anno difficilissimo, il centro artigianale Piccirillo Handicraft Center, sostenuto dalla Fondazione Giovanni Paolo II sin dalla sua nascita, è riuscito a continuare l’attività produttiva e formativa, come ci racconta Narameen, una delle tante donne artigiane di Betlemme: “Grazie alla Fondazione Giovanni Paolo II e al Centro Piccirillo sono riuscita a formarmi, negli anni, nelle lavorazioni della ceramica e della madreperla e adesso lavoro nel Centro Piccirillo per la realizzazione di prodotti di artigianato Palestinese”.

Inoltre si stima che circa il 25% dei ragazzi che raggiungono l’età scolastica obbligatoria di 15 anni, abbandonano gli studi. Tra gli adolescenti maschi, infatti, già a 14 anni, uno su cinque non frequenta più la scuola. Da qui, l’importanza del Centro Piccirillo, che continua a dare l’opportunità di imparare un mestiere ai tanti giovani che abbandonano il percorso scolastico.

Infine, il Piccirillo Handicraft Center si fa da garante nel tramandare la tradizione centenaria dell’artigianato palestinese alle nuove generazioni. Offre ed ospita diversi corsi di formazione per acquisire le tecniche necessarie per lavorare il legno d’olivo, la madreperla e la ceramica. Questi momenti formativi hanno un grande impatto, non solo per continuare la tradizione, ma soprattutto per tutti i ragazzi e le ragazze che vogliono diventare i nuovi artigiani di Betlemme. Essere in un luogo di formazione li aiuta non solo a imparare un mestiere ma fornisce loro una stabilità e un patrimonio di abilità e conoscenze che sono di particolare importanza in questo territorio dove le tensioni politiche ed economiche rendono la vita molto difficile, come ci racconta Mutaz, un artigiano che lavora nel settore del legno d’olivo nel Centro Piccirillo: “Quando ho perso il mio lavoro nel 2018, mi sono rivolto immediatamente alla Fondazione Giovanni Paolo II ed al Piccirillo Handicraft Center, che mi hanno dato l’opportunità di riprendere a lavorare in un ambiente pulito e sereno, tra tante persone che ogni giorno mettono passione e capacità per il bene del Centro”.

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