La situazione in Medio Oriente
Padre Ibrahim, è passato un anno dall’attacco di Hamas a Israele e dall’inizio della guerra che ha devastato Gaza. Si aspettava una guerra così lunga e devastante?
Il tragico attacco del 7 ottobre 2023 ha scatenato una spirale di violenza che ancora oggi avvolge la Terra Santa. A Gaza i numeri di morti e feriti, la distruzione di case, ospedali, scuole, chiese e moschee sono saliti in modo vertiginoso e a distanza di un anno non si fermano: e’ un continuo bollettino di guerra che si aggiorna in modo sconvolgente di ora in ora. Mai avrei immaginato che la guerra durasse così a lungo, ma ciò che più mi preoccupa è la sua estensione ad un’area sempre più vasta della regione. La guerra si è allargata da sud a nord, da mesi la Cisgiordania e Gerusalemme stanno soffrendo per l’acuirsi della tensione e per le conseguenze terribili della violenza. Sono aumentate le morti, sono aumentati gli arresti e le distruzioni. Da alcuni mesi la guerra interessa anche il nord di Israele, ai confini con il Libano con continui scambi di attacchi con Hezbollah e la minaccia di un allargamento del conflitto in tutto il Medio Oriente. L’amata Terra Santa è veramente avvolta dalla violenza, dall’odio e dalla vendetta.
Qual è la situazione attuale vista dalla sua prospettiva?
Vivo da 36 anni in Terra Santa e sono Vicario della Custodia di Terra Santa che custodisce i Luoghi Santi e le Pietre vive che li abitano. In tanti anni di servizio e di missione in questa terra benedetta ho visto e vissuto lunghi periodi di tensioni e di conflitti ma in questi ultimi mesi l’odio e la violenza sono aumentati. La gente è stanca di soffrire e la speranza si sta affievolendo.
Ai giovani, ai ragazzi , ai bambini sono stati annientati i sogni e sono andate perse tante opportunità di crescita e di sviluppo. Tanti di loro hanno perso la vita, tanti di loro hanno perso la famiglia, tanti non hanno più rifugi sicuri come le scuole, tanti porteranno traumi fisici e morali per il resto dei loro giorni. Preghiamo perché la speranza non venga meno e si realizzi il sogno del dono della pace in Terra Santa.
La guerra ha peggiorato la situazione economica e sociale della popolazione?
A Betlemme in modo particolare è notevole l’aumento del disagio economico e sociale. A causa della guerra mancano i pellegrini e quindi manca il lavoro per le famiglie dei cristiani locali che sono impegnati nell’ambito del turismo. A tante famiglie, di conseguenza, manca la possibilità di sostenere i propri cari e di pensare al futuro dei propri figli. Molti genitori mi raccontano che i figli sono cambiati, sono tristi, piangono tante volte per la paura. I pericoli della guerra, l’insicurezza economica, il clima di tensione spingono tante famiglie cristiane a lasciare la Terra Santa e a raggiungere paesi lontani e più sicuri, tagliando le radici dalla terra natia e della loro fede.
C’è ancora speranza per la pace?
Le guerre, tutte le guerre, hanno conseguenze tragiche. La situazione in Terra Santa è molto critica, ma io credo negli uomini di buona volontà. Bisogna pregare e chiedere a Dio onnipotente che illumini le menti dei potenti e allarghi il cuore chi può fermare la tragedia della guerra. La mia speranza è che si torni a negoziati seri, con il coinvolgimento concreto della comunità internazionale e con la volontà di agire con responsabilità a favore della pace.
Papa Francesco ci incoraggia a non perdere la speranza e noi che viviamo in questa Terra avvertiamo la Sua sofferenza, che è anche la nostra. Non dobbiamo perdere la fiducia che la vera pace sia ancora possibile e ricordiamo ancora le parole di un altro grande Papa, San Giovanni Paolo II: “non ci sarà pace nel mondo fino a quando non ci sarà pace a Gerusalemme.”
Padre Ibrahim Faltas
Rappresentante della Fondazione in Medio Oriente
*intervista rilasciata da Padre Ibrahim Faltas per Bee Magazine