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L’altro, la vera causa di morte

Oggi, 20 giugno 2024, Giornata Mondiale del Rifugiato, desideriamo fare un appello a tutta la comunità. Cosa ci rende persone? Quali caratteristiche deve avere un individuo per essere considerato un essere umano, un essere uguale a noi? È forse la nazione di provenienza, il colore della pelle, la lingua o il possesso di una tessera di plastica che certifica il soggiorno regolare nel paese?

Quando un individuo non soddisfa questi criteri, i “nostri” criteri, allora diventa immediatamente un emarginato, una persona che non merita i nostri stessi diritti, ma che soprattutto non è degno della nostra umanità. Oggi la Fondazione Giovanni Paolo II intende esprimersi su coloro che vengono considerati come oggetti. Oggetti di rifiuto, di odio, di disprezzo ma anche oggetti di lavoro come attrezzi da sfruttare. Tutto per ottenere supporto da parte della società che tanto li teme, ma che non può fare a meno di loro.
Oggi si parla del “bracciante” morto in un incidente sul lavoro, ma è veramente quell’incidente la causa del suo decesso? Noi crediamo di no. La vera causa della morte di Satnam Singh è la disumanità, l’indifferenza e l’incessante necessità di stabilire una differenza tra noi e l’altro.

Il “bracciante” che, in mezzo a questa terribile tragedia, ha un volto e un nome (la foto del suo passaporto che gira su internet) rischia di diventare solo un altro numero in una statistica poco affidabile. Se noi come società non cominciamo ad agire per dare dignità ai migranti, Satnam sarà solo uno in più tra i tanti di cui non sapremo mai che sono stati tra di noi, di cui non rimarrà nessuna traccia.

Nei centri di accoglienza gestiti dalla Fondazione Giovanni Paolo II, si cerca di riconoscere e restituire dignità a persone cui troppo spesso brutalmente è stata sottratta, e lo si fa non per un vago sentimento di bontà ma rispondendo al fondamentale principio della giustizia. Ma soprattutto cerchiamo di costruire una comunità che accetti le diversità anche quando sono difficili da comprendere.

Condanniamo fermamente questa tragedia e rifiutiamo categoricamente qualsiasi forma di sfruttamento e disumanizzazione dei migranti. Esprimiamo la nostra più profonda solidarietà alla famiglia di questo giovane e a tutte le famiglie che soffrono l’incertezza per i propri cari scomparsi. È il momento di trasformare l’indignazione in azioni concrete per garantire dignità, rispetto e diritti umani a tutti, con o senza permesso di soggiorno.

Non dobbiamo più essere indifferenti a queste tragedie e iniziare a trattare questi temi non come slogan politici, ma con la ricerca di soluzioni a problemi complessi che devono essere trattati con grande attenzione e senza cercare soluzioni facili.

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