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Crisi Libano: Appello del Vescovo dei Latini di Beirut, Mons. Cesar Essayan

“In Libano, la situazione è gravissima. Dopo l’esplosione dei cercapersone, che ha colpito oltre 2800 persone, siamo ritornati a tutti gli effetti in guerra”. Mons. Cesar definisce un’enorme tragedia la nuova escalation degli attacchi israeliani in territorio libanese, evidenziando come questo nuovo dramma si aggiunga alle difficoltà che il Libano affronta ormai da tempo.

Quasi 1.000 morti, più di un milione di sfollati, le scuole chiuse e prese d’assalto dai profughi interni, testimoniano l’enorme sofferenza di un popolo già martoriato, che non aveva bisogno di ulteriore strazio. “Viviamo un momento molto difficile e non riusciamo ancora a prenderne coscienza”, riflette il Vescovo. Le esplosioni stanno colpendo civili innocenti e in una tale situazione non si possono fare distinzioni tra le persone, indipendentemente dalle opinioni personali su Hezbollah o sul conflitto contro Israele.

La guerra arriva in una situazione già drammatica: c’è la crisi politica, con uno stato che da quasi due anni è senza un Presidente della Repubblica; c’è la crisi sociale ed economica, già prima senza precedenti, con l’80% della popolazione che vive ormai sotto la soglia di povertà, in un territorio grande come il nostro Abruzzo, che aveva accolto 2 milioni di rifugiati siriani.

Secondo Essayan, è il popolo –  soprattutto i più poveri – a pagare il prezzo di tutta questa situazione. Ed è per questo che, nonostante tutto, il Vicariato continua ad operare per aiutare la popolazione. Attraverso le parrocchie attive sul territorio, riesce a distribuire pasti caldi e medicine che ormai sono introvabili o troppo care. 

Mons. Cesar conclude speranzoso: “Ringrazio la Fondazione Giovanni Paolo II, il Movimento dei Focolari, e le forze italiane per il loro sostegno fondamentale in questa situazione drammatica. Nonostante tutto, continuiamo a sognare un Libano migliore e a lavorare per il nostro Paese”.

Cesar Essayan

Vescovo dei Latini di  Beirut

Rappresentante della Fondazione in Libano

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