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Fondazione Giovanni Paolo II / Posts tagged "Libano"

Non una, ma più crisi sovrapposte stanno colpendo il Medio Oriente, mettendo a dura prova milioni di persone. Carestie, conflitti e migrazioni forzate hanno reso cronica l’insicurezza alimentare. A Gaza, l’85% della popolazione lotta per nutrirsi; in Iraq il 40% delle terre coltivabili è minacciato dalla desertificazione.  L’instabilità politica ha reso il Medio Oriente la macro-regione con il più alto numero di sfollati al mondo. Ad esempio, il Libano ospita oltre 1,5 milioni di rifugiati siriani, nonostante l’economia sia al collasso; in Palestina, invece, 1,7 milioni di persone hanno perso la propria casa. Oltre ai diritti fondamentali alla nutrizione e all’abitazione, anche quello all’istruzione è stato messo in secondo piano. In Libano, molte scuole hanno chiuso, lasciando senza istruzione il 30% dei rifugiati in età scolare. In Iraq, invece, la mancanza di insegnanti e di fondi rende l’accesso alla scuola ancora più difficile. Le persone con disabilità restano ai margini: meno del 2% dei...

In Libano, dove il potere agricolo è concentrato nelle mani di pochi, la Fondazione Giovanni Paolo II rimette al centro la persona: i contadini tornano ad avere il diritto di essere protagonisti del proprio futuro. Il nostro modello di crescita cerca di aiutare gli agricoltori delle aree più povere non solo a migliorare la produttività e a rendere più efficienti le filiere produttive, ma punta ad un vero e proprio cambiamento strutturale, al fine di promuovere la loro autonomia e inclusione nei mercati. La crisi mediorientale sta mettendo a rischio la sopravvivenza dei piccoli agricoltori libanesi. Senza accesso diretto ai mercati, essi sono costretti a vendere i loro prodotti attraverso intermediari che impongono condizioni ingiuste ed illegali. In questo modo rischiano di diventare l’anello fragile della catena e di rimanere intrappolati in una condizione di vulnerabilità perenne. L’insicurezza alimentare ha raggiunto livelli allarmanti: secondo il Ministero dell'Agricoltura libanese, 1,65 milioni di persone...

“In Libano, la situazione è gravissima. Dopo l'esplosione dei cercapersone, che ha colpito oltre 2800 persone, siamo ritornati a tutti gli effetti in guerra”. Mons. Cesar definisce un’enorme tragedia la nuova escalation degli attacchi israeliani in territorio libanese, evidenziando come questo nuovo dramma si aggiunga alle difficoltà che il Libano affronta ormai da tempo. Quasi 1.000 morti, più di un milione di sfollati, le scuole chiuse e prese d’assalto dai profughi interni, testimoniano l’enorme sofferenza di un popolo già martoriato, che non aveva bisogno di ulteriore strazio. “Viviamo un momento molto difficile e non riusciamo ancora a prenderne coscienza", riflette il Vescovo. Le esplosioni stanno colpendo civili innocenti e in una tale situazione non si possono fare distinzioni tra le persone, indipendentemente dalle opinioni personali su Hezbollah o sul conflitto contro Israele. La guerra arriva in una situazione già drammatica: c’è la crisi politica, con uno stato che da quasi due anni...

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